"Un calvario, mi hanno distrutto la vita: e se non fossi stata una donna...", la verità di Lusi Fattori sul caso delle cartelle Tarsu all'Asur

4' di lettura 01/04/2023 - «Una vicenda come la mia può avere solo due sbocchi: o ti rende più forte, come è successo a me, o ti porta al suicidio». Sono stati anni terribili per Lusi Fattori. Era caposervizio tributi alla Civitas quando, nel 2017, esplose la vicenda della decadenza della cartella Tarsu dell’Asur da 486 mila euro relativa agli anni compresi dal 2006 al 2010.

Fu travolta dalle indagini ed è finita a processo, ma pochi giorni fa, dopo sei anni di calvario, la Corte dei Conti, che indagava sul danno erariale, ha emesso la sua sentenza: un’assoluzione piena, che ha riconosciuto la legittimità delle sue azioni, condannando il solo Alessandro Brandoni, all’epoca dei fatti presidente della società controllata dal Comune, a un risarcimento danni di 200 mila euro.

«Nonostante ciò, c’è ancora chi alimenta ambiguità sul mio operato e allora voglio ristabilire una volta per tutte la verità dei fatti – ha rimarcato la Fattori incontrando la stampa alla pasticceria Romoli, affiancata dall’avvocato Francesco Acquaroli – lo devo alla mia famiglia e a me stessa come donna e come lavoratrice».

Dall’arrivo a casa della prima “busta verde” si è aperta una voragine per la Fattori. «E’ stato un calvario che ha avuto serie ripercussioni a più livelli – racconta la donna – in primis sotto l’aspetto della salute psicofisica: mi è stata riconosciuta una malattia professionale con invalidità permanente del 16%. Mi hanno fatto letteralmente ammalare. In secondo luogo, a livello professionale: da quando è emersa la vicenda ho ricevuto otto sanzioni disciplinari, un caso più unico che raro, e sono stata licenziata in tronco. E infine a livello economico: ho sostenuto finora circa 74 mila euro di spese legali, ne ho rateizzate ulteriori 68 mila già preventivati e ne ho 24 mila ancora da pagare. Quello che mi sono chiesta è: ma se non fossi stata una donna, con le capacità e il curriculum che ho, sarebbe successo tutto questo? Nessun colore politico ha speso una sola parola per me in quanto dipendente, nonostante all’epoca abbia gestito in maniera impeccabile budget da 20 milioni di euro. Ho dovuto rivolgermi fuori dalla città, mi sono rivolta a uno dei massimi esperti di mobbing, Harald Ege, e ho trovato un sostegno fondamentale nell’associazione Donne Stelle contro la violenza di Maria Arco Bojano».

Oggi sorride Fattori, fiera e sicura di aver agito secondo le leggi, lontana da altre logiche lontane dal bene comune. E la Corte dei Conti le ha riconosciuto questo merito. «Viste alcune direttive poco chiare, segnalai due volte che stavano andando a scadenza le cartelle della Tarsu dell’Asur a fine 2016: una prima volta il 10 ottobre e poi il 2 dicembre, entrambe le volte con note che feci controfirmare dal presidente Brandoni: lui disconosce la sua firma, ma non ha mai chiesto la verificazione per questo ho dati incarico ai miei legali di chiedere la procedura di verificazione» ricorda Fattori. D’altronde, la richiesta di verificazione non cambierà nulla sul fronte delle sentenze già emesse ma potrà essere rilevante negli altri procedimenti ancora aperti. E ce ne sono diversi.

«La corte ha smontato tutta la costruzione fatta a mio danno dagli altri imputati: hanno fornito ricostruzioni distorte degli accadimenti tentando di addossare su di me ogni responsabilità, dipingendomi come una dipendente incompetente – rincara la dose Fattori – hanno persino tentato di difendersi dicendo che non conoscevano la disciplina tributaria che amministravano. Io ho dimostrato con documenti e richieste di prove testimoniali: ho presentato 112 documenti, quattro testimoni, un fascicolo di oltre 4 mila pagine di cui potrei citare anche le virgole. Alla fine la Corte ha sposato in pieno la mia tesi difensiva».

Una bella giornata anche per l’avvocato Francesco Acquaroli. «Voglio precisare solo alcuni punti, visto che la sentenza è molto articolata, sono 106 pagine di roba – ha evidenziato l’ex sindaco di Morrovalle, che da qualche anno ha lasciato la politica per proseguire a tempo pieno il suo lavoro di legale – in primo luogo la Corte ha chiarito che per Lusi sarebbe stato impossibile far partire un decreto ingiuntivo: è competenza esclusiva del giudice tributario in materia di contenzioso tra un contribuente e un ente impositore. Poi, le spese legali liquidate dalla Corte a favore degli assolti da parte del Comune sarebbero state liquidate anche se il Comune non ci fosse stato l’intervento ad adiuvandum del Comune stesso. Infine, e credo sia la cosa più importante che rimarca la sentenza, Lusi non aveva la concreta possibilità di opporsi efficacemente alla determinazione del presidente Brandoni di sospendere temporaneamente l’invio all’Ica della posizione debitoria dell’Asur».

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Questo è un articolo pubblicato il 01-04-2023 alle 16:01 sul giornale del 03 aprile 2023 - 2866 letture

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