"Siate gli influencer della memoria", Ferdani consegna le onorificenze ai reduci civitanovesi dei lager per la Giornata della Memoria

Ferdani, affiancato dal sindaco Fabrizio Ciarapica, ha consegnato le onorificenze ai familiari di due civitanovesi deportati e internati nei campi di concentramento nazisti: Giuseppe Amaolo e Gioacchino Bracalente. In platea, oltre al questore Vincenzo Trombadore, i vertici delle forze dell’ordine e una nutrita rappresentanza del consiglio comunale, gli studenti delle scuole superiori cittadine. «Le medaglie che conferiamo oggi rendono onore a chi ha sacrificato la propria vita attraverso la legittimazione della Repubblica Italiana – ha detto Ferdani dal palco del Rossini, dopo l’introduzione del presidente del consiglio Fausto Troiani – la cerimonia di oggi serve a ricordare che la memoria è un dovere e costituisce un valore di umanità nonché il patrimonio di una comunità. E anche se il tempo può attenuare il dolore, occorre che ciascuno di noi, attraverso la propria coscienza, continui a produrre anticorpi contro il virus della violenza e dell’odio. Occorre tenere viva la memoria e questo significa esercitarla in maniera consapevole, perché non c’è memoria senza tempo e senza consapevolezza. Quando una memoria non ha più il senso vitale della sua comunità si spegne e per questo occorre avere un passato per avere un futuro. La memoria deve essere intesa come la sorgente del fiume del presente, che ci spinge verso il futuro. Con la memoria occorre ribadire l’impegno della nostra responsabilità verso le giovani generazioni, a non rinunciare a passare il testimone della memoria se vogliamo assicurare il rispetto della sacralità della vita umana. Ai giovani presenti oggi dico: vi esorto ad essere influencer reali per intercettare i veri problemi e riaffermare il valore della memoria e del rispetto, non solo nei confronti della persona fisica, ma anche dei suoi diritti e dei suoi sentimenti».
Il sindaco ha invitato i ragazzi a visitare il famigerato binario 21 della stazione di Milano, quello da cui partivano i treni per le deportazioni in direzione Germania. «Quella di oggi è una giornata particolarmente significativa per l’Italia e il mondo – ha rimarcato Ciarapica – una data, quella del 27 gennaio, fissata nel calendario per non dimenticare gli orrori compiuti dal regime nazista e fascista durante la Seconda Guerra Mondiale nei confronti del popol ebraico, colpevole solo di appartenere a una religione diversa. Tanti italiani, civili e militari, furono deportati, internati, massacrati, abbandonati a sé stessi per essere impiegati nelle fabbriche belliche. Queste due medaglie che consegniamo oggi testimoniano il dramma che si abbatté su tanti giovani italiani che il più delle volte non riuscirono a fare ritorno nelle proprie case e ai propri affetti. Una tragedia collettiva che abbiamo il dovere di ricordare, analizzare e condannare in modo inequivocabile insieme ai nostri giovani, affinché cresca nei cittadini di domani lo spirito critico di porsi dalla parte giusta e saper scegliere tra il bene e il male. Per questo sono particolarmente fiero di vedere tanta partecipazione da parte di studenti e insegnanti, che hanno compiuto un ottimo lavoro non solo di approfondimento della storia ma anche di sensibilizzazione. Non va abbassata la guardia perché troppo spesso comportamenti violenti vengono compiuti anche oggi e le cronache attente ce li riportano quotidianamente. Così come tanti Stati continuano a violare i diritti dell’uomo. Di fronte a tanto orrore, ci sono molte storie di insegnamento che vanno ricordate, come quella che Carla Martella ci ricorda oggi del padre Mario, scomparso nel 2014 a Civitanova, insignito del titolo di “Giusto delle Nazioni” per aver salvato un’intera famiglia ebrea dai nazisti. Una storia di grande significato, affinché sia di insegnamento contro l’indifferenza di ieri e di oggi. Proprio questa parola, indifferenza, è scritta al Museo della Shoah del binario 21 della stazione di Milano: vi consiglio di visitarlo, da là sotto partivano i treni merci carichi di persone in condizioni disumane deportate verso i lager nazisti. Da lì partì anche una bambina di nome Liliana Segre, una delle poche a tornare da quell’incubo, una delle poche voci rimaste a raccontarci la loro storia. Qualche giorno fa la Segre ha dichiarato che ha paura che dopo di lei la memoria dell’Olocausto finisca e che resteranno solo poche righe sull'accaduto nei libri di storia. Noi siamo la testimonianza concreta che vogliamo portare questo messaggio avanti contro la dimenticanza».
A chiudere la mattinata l’intervento dell’assessore al welfare Barbara Capponi e poi la storia di Mario Martella raccontata appunto dalla viva voce della figlia Carla. La giornata si era però aperta con un altro appuntamento tradizionale che si rinnova da diversi anni: l’apposizione di una corona d’alloro presso l’ingresso dell’ex ghetto ebraico in vicolo della Luna, a Civitanova Alta. Una breve cerimonia nel segno del ricordo di Annita Pantanetti e suo figlio Claudio Gaetani, entrambi ex presidenti dell’Anpi scomparsi negli anni scorsi. Proprio in memoria di Pantanetti il neo presidente della sezione civitanovese dell’associazione dei partigiani, Francesco Peroni, ha replicato un gesto che tante volte aveva effettuato lei in passato: appendere un paio di scarpette rosse, ricordo del celebre scritto di Joyce Lussu, alla targa del ghetto.
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Questo è un articolo pubblicato il 27-01-2023 alle 14:07 sul giornale del 28 gennaio 2023 - 290 letture
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