Vi ricordate di Alika? La risposta è no: più telecamere che persone al funerale del nigeriano ucciso lungo il corso

4' di lettura 01/10/2022 - La comunità nigeriana, una rappresentanza di quella senegalese, una piccola truppa targata Pd, qualche sparuto cittadino. Totale, non più di un centinaio di persone. La memoria di Alika Ogorchukwu è evidentemente già scivolata via se al funerale, tenutosi oggi pomeriggio nella bellissima cornice del chiostro di San Domenico a San Severino, di fronte a una platea di non più di 100 persone. Non molte di più rispetto ai microfoni e alle telecamere presenti, creando un surreale ribaltamento della prospettiva. E soprattutto rendendo evidente quanto la morte del mendicante nigeriano, ucciso lo scorso 29 giugno lungo corso Umberto I a Civitanova, sia già finita sostanzialmente nel dimenticatoio.

Non c’era la città di San Severino, dove la famiglia Ogorchukwu si era da tempo stabilita. Non c’era la città di Civitanova, dove Alika ha trovato la morte per mano di Filippo Ferlazzo. Non c’erano le tante associazioni, i tanti comitati, i partiti (a parte il Partito Democratico, rappresentato dalla neo deputata Irene Manzi, dal segretario provinciale Angelo Sciapichetti e dalla segretaria comunale di Macerata Ninfa Contigiani) che invece nei giorni subito successivi allo shockante omicidio erano scese in piazza, avevano urlato ai quattro venti, si erano stracciati le vesti. Nessuno ha voluto salutare un’ultima volta un uomo che ha trovato la morte semplicemente per essersi trovato davanti alla persona sbagliata nel momento sbagliato.

È stata una cerimonia molto particolare, nel segno della ritualità cristiano evangelica seguita dalla famiglia e dagli amici più stretti arrivati nei giorni scorsi dalla Nigeria, con canti e testimonianze ad intervallarsi e rincorrersi uno dopo l’altro. E non è stata casuale la scelta della data del 1° ottobre, giorno in cui ricorre la festa nazionale dell’indipendenza del paese africano.

In prima fila Charity Oriakhi, la moglie di Alika, distrutta dal dolore e col volto segnato dalle lacrime. Non è riuscita a salire sul palco per lanciare il suo messaggio, che è stato letto per lei da un parente. «Una fine dolorosa quella di Alika. Ci manca così tanto. Alika è stato un grande marito e padre, un uomo vissuto nel timore di Dio. Un buon uomo. Ci mancherà per sempre. La sua morte dolorosa è qualcosa che la famiglia ricorderà per sempre visto che ce lo ha portato via così. Alika era un uomo con un futuro davanti a sé prima di morire, lo ricorderemo per sempre. Possa la sua anima riposare in pace».

Non è mancato invece l’avvocato difensore della famiglia, Francesco Mantella, che ha portato il suo messaggio di ringraziamento a coloro che stanno giocando un ruolo di sostegno al fianco di Charity e del figlioletto. «Ringrazio il Consolato italiano in Nigeria, che si è fatto davvero in quattro per aiutare familiari e amici a venire qui per il funerale, e allo Stato in generale – ha rimarcato Mantella – ma devo ringraziare anche i Comuni di Civitanova e San Severino per aver sostenuto la famiglia con varie iniziative e le tantissime persone che hanno mostrato vicinanza con gesti di vario tipo, sia di tipo materiale che di altro genere. Questo deve essere un momento anche di riflessione affinché fatti come questo non succedano mai più».

Un messaggio conciliante, ma il colpo d’occhio del funerale è stato ben diverso: Alika vive nel ricordo della sua gente, ma non certo di quell’Italia che se ne era riempita la bocca per settimane. Un altro colpo che infierisce sul suo corpo senza vita.

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Questo è un articolo pubblicato il 01-10-2022 alle 16:43 sul giornale del 03 ottobre 2022 - 740 letture

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