Montecosaro: lo straziante addio a Mattia. "Non è questo il destino di un sedicenne"

5' di lettura 12/01/2020 - La bara bianca avvolta nel rossoblu della maglietta della sua squadra. Le voci rotte dal pianto degli amici di una vita. L’abbraccio commosso di tutta una comunità straziata da una tragedia senza spiegazioni.

Erano in migliaia alla Basilica di Santa Maria a Pie’ di Chienti, a Montecosaro Scalo, per dare l’ultimo saluto a Mattia Perini, il sedicenne che ha perso la vita falciato da un treno in corsa alla stazione di Loreto. Non è bastata l’ampia navata del tempio a due passi dalla superstrada per contenere l’affetto che la gente ha voluto testimoniare con la sua presenza, al punto che è stato necessario allestire un maxischermo nel piazzale laterale per consentire a tutti di seguire l’emozionante cerimonia d’addio al giovane calciatore la cui vita è stata spezzata troppo presto.

Un dolore sordo e inconsolabile quello di mamma Simona e papà Giordano, accompagnato dalle lacrime di parenti e amici durante tutta la cerimonia. Non sono voluti mancare anche i sindaci delle tre città toccate dalla tragedia: Montecosaro, Loreto e Civitanova (il sindaco Ciarapica ha ordinato nella mattinata l'apposizione della bandiera del Comune a mezz'asta a Palazzo Sforza) e toccanti le lettere che molti di loro hanno voluto leggere per dire “Ciao Matti” ancora un’ultima volta. Su tutte quella del migliore amico di Mattia, Samuele, che ha voluto concludere il suo messaggio lasciando sulla bara dell’amico la maglia di campione regionale di ciclismo vinta qualche mese prima. “Me lo ricordo ancora quando ci siamo conosciuti, quaggiù al parco dove fanno il Mind – ha detto il giovanissimo – non riuscivi a rimettere la catena della bici e mi hai chiesto aiuto. Ho capito subito che saremmo diventato grandi amici. Ci siamo ritrovati in classe insieme alle medie, sei stato il mio primo vicino di banco e col tempo ci siamo uniti sempre di più. Eravamo una cosa sola, abbiamo combinato un sacco di casini ma riuscivi sempre a cavartela in qualche modo. E che risate quando ti sei tagliato i capelli in classe! Il calcio e la cucina erano le tue grandi passioni, ma per le ragazze andavi matto e ne avevi tantissime. In terza media avevi persino l’agenda dove te le segnavi. Sarebbe esilarante scrivere un libro con tutte quelle che abbiamo combinato. Poi è arrivato quel giorno in cui si è fermato tutto, in un modo assurdo e inaspettato. Senza senso. Mi arrivavano chiamate e messaggi a raffica, speravo fosse un altro dei tuoi scherzi. Poi la foto. L’ho riguardata mille volte ma quel fisico era il tuo. Sono quattro giorni che mi ripeto la stessa cosa: non si può morire a 16 anni. La gente dice che era il suo destino, ma io non ci credo, non è questo il destino di un sedicenne. Avevamo tanti progetti, avremmo aperto un ristorante insieme: tu a cucinare e io a occuparmi del resto. Questo era il suo destino. Oggi non dovevamo essere qui, ma sul letto a riprenderci dopo la sbornia di ieri, del mio compleanno. Mi raccomando, non farle innamorare tutto anche lassù”.

C’erano gli amici di sempre, c’erano i compagni di classe, c’erano i compagni di squadra dell’Asd Montecosaro. Tutti hanno voluto lasciare ancora qualche parola al loro amato Mattia. “Noi eravamo sul marciapiede su quel maledetto terzo binario – hanno ricordato Leonardo e Cristian, che conoscevano di vista Mattia ma che hanno vissuto la sua tragedia con i loro occhi – quando ad un certo punto un suono fortissimo ha squarciano l’aria della stazione. Ti abbiamo visto mentre provavi ad evitare quel treno. Siamo subito corsi da te, speravamo fosse la paura a tenerti al suolo. E invece arrivati lì abbiamo capito. Abbiamo provato a chiamare subito i soccorsi per aiutarti, ma non c’era niente da fare ormai. Non si può morire a 16 anni, era questo il pensiero che ci martellava in testa. Ti conoscevamo solo di vista, ma ora sembra di averti con noi da sempre. Abbiamo sentito tanto parlare di te e abbiamo capito che persona eri, i tuoi sogni, le tue passioni. I pensieri a scuola ora sono rivolti tutti a te. Le lacrime che scorrono sui volti di tutti ci dicono di quanto fossi amato. Nessuno muore sulla Terra finché vive nei cuori di chi resta”. E poi la memoria di uno dei suoi allenatori all’Asd Montecosaro. “Avevi le caratteristiche giuste sin dai pulcini, ma non era la cosa più importante. Eri un bambino educato ed inserito nel gruppo. Te n’eri andato per provare a misurarti con giocatori del tuo livello, poi sei tornato e sembrava come non te ne fossi mai andato. Il numero 9. La notizia è stata tremenda, ne siamo stati travolti e sconvolti. Ora, col tempo che passa, dovremo farcene una ragione, in modo che di te non resti solo quella figurina scattata qualche settimana fa”. Ma anche le compagne di scuola, che hanno liberato in cielo tanti palloncini bianchi prima che il feretro prenda la via del cimitero. “E’ impossibile pensare, persino respirare. Con il cuore di Mattia si è fermato anche il nostro”.


di Marco Pagliariccio 
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Questo è un articolo pubblicato il 12-01-2020 alle 17:52 sul giornale del 13 gennaio 2020 - 2896 letture

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