Favìa/Switch-Off: 'Interverremo per rinviare al 2012'

David Favia 4' di lettura 08/11/2011 -

L’Italia dei Valori interverrà domani con una interrogazione /question time) di cui sono firmatario con l’on. Antonio Di Pietro per chiedere al Governo come intende affrontare e risolvere la delicata e controversa questione delle tv locali e dello switch off soprattutto per la Regione Marche.



Interveniamo per far rinviare almeno al 2012 lo switch-off al digitale terrestre e poi per capire se e quali iniziative urgenti si intendano adottare, già nell'ambito dei prossimi interventi di carattere finanziario, al fine di destinare a titolo di indennizzo, una quota pari al 10 per cento degli introiti derivanti dall'asta per le frequenze 4G, in favore del settore televisivo locale affinché la riduzione delle frequenze televisive non avvenga ad esclusivo carico delle emittenti locali e affinché sia incrementata l'entità delle misure compensative finalizzate a promuovere un uso più efficiente dello spettro destinato alla diffusione di trasmissioni in ambito locale. Infine chiediamo se e quali provvedimenti si intendano assumere affinché venga data piena attuazione alla legge n. 422 del 1993 al fine di favorire l'azione trainante che l'emittenza locale esercita nel nostro Paese.

Si parla infatti di pesantissime penalizzazioni dell’emittenza locale nell’ambito delle Regioni adriatiche -ed in particolare la Regione Marche- che sollevano la necessità di rinviare almeno al 2012 lo switch-off al digitale terrestre. Ciò a causa delle profonde criticità contenute nel Piano nazionale di assegnazione delle frequenze che, ad oggi, non prevede l’assegnazione alle emittenti locali marchigiane di almeno un frequenza coordinata, ovvero non interferita con i Paesi esteri dell’area Adriatica con cui il Governo avrebbe dovuto siglare, a suo tempo, specifici accordi. Si tratta di una situazione ai limiti della decenza perché rischia di colpire e penalizzare profondamente il sistema dell’emittenza locale che rappresenta un patrimonio occupazionale e imprenditoriale da tutelare. Non è possibile che, a causa dell’inerzia di questo Governo, ed in particolare del Ministro dello Sviluppo economico al quale spettano le attività di coordinamento delle frequenze in sede internazionale e le competenze sulle modifiche del piano nazionale di ripartizione delle frequenze, non sia messa a disposizione delle Marche, ad esempio, nessuna frequenza “certa” per le emittenti locali, perché questo crea una situazione di assoluta gravità per le sicure interferenze e per le incertezze di programmazione delle attività degli operatori televisivi locali.

La sopravvivenza delle emittenti locali nel passaggio delle trasmissioni dal sistema analogico al digitale terrestre rappresenta un'esigenza cruciale per il nostro Paese, ma il governo, in barba alla più elementare democrazia, come al solito pensa solo a tutelare i più forti. Vorremmo quindi, in primo luogo, che la Regione individuasse come tassativo il fatto che non venga apportata alcuna modifica agli impianti esistenti (soprattutto per quanto riguarda le frequenze di emissione). La legge di semplificazione e quindi i cambiamenti, secondo noi, devono avere effetto solo quando sarà presentato alla nostra Regione un piano di assegnazione frequenze completo di tutte le convenzioni e liberatorie internazionali relativamente alle frequenze riservate alle emittenti locali. Infine siamo convinti che lo switch-off avverrà perfettamente e senza disagi per il territorio solo se se il quadro radioelettrico non verrà modificato. Tutto questo per essere certi che la pianificazione sia equilibrata e non viziata da interessi particolari, contro i quali ci siamo battuti anche a livello nazionale, considerando che le associazioni di categoria delle tv locali da tempo denunciano l'esproprio subito dei canali dal 61 al 69 che appare di dubbia legittimità, soprattutto perché a fronte di un indennizzo veramente irrisorio.

E’ inammissibile che tale operazione avvenga ad esclusivo carico delle emittenti locali, mentre a Mediaset e Rai non viene chiesto alcun tipo di sacrificio, e anzi vengono loro assegnate, di fatto, 6 frequenze a costo zero grazie a un discutibile bando emanato dal Ministero dello sviluppo economico. Le emittenti locali risultano peraltro già fortemente penalizzate dalla mancata attuazione della legge n. 422 del 1993, tesa a garantire il pluralismo dell'informazione e lo sviluppo delle piccole e medie aziende in Italia poiché la ratio legis della citata legge del 1993 risiede nella necessità di sostenere la crescita e lo sviluppo delle piccole e medie imprese che rappresentano il 70,8 per cento del prodotto interno lordo nazionale. E’ evidente, infatti, l’azione trainante che l'emittenza locale svolge per le piccole e medie imprese che, di fatto, hanno bisogno di tv locali forti per poter pubblicizzare i loro prodotti, farne aumentare i consumi, con conseguente incremento della produzione, dei fatturati e dell'occupazione.


da David Favia
coordinatore regionale IdV




Questo è un comunicato stampa pubblicato il 08-11-2011 alle 18:43 sul giornale del 09 novembre 2011 - 867 letture

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