Cavallaro: avanti tutta con le elezioni provinciali

mario cavallaro 8' di lettura 09/06/2010 -

Quando si parla di sentenze, sarebbe buona norma attenderne le motivazioni, che spesso sono essenziali per interpretarle e comprenderne il contenuto; nel caso dell’annullamento delle elezioni provinciali, dopo la pubblicazione del dispositivo si possono già fare le prime sensate considerazioni.



La sentenza del Consiglio di Stato appare chiarissima anche nella sua concisione letterale, in quanto “annulla le operazioni elettorali ed ordina che la presente decisione sia eseguita dall'autorità amministrativa”, (citazione quasi testuale), rivolgendosi dunque per la sua esecuzione non alla politica, ma alla pubblica amministrazione.


Essa è stata emanata al fine di garantire un corretto e legittimo esercizio dei diritti elettorali attivi e passivi di tutti i cittadini della provincia; il procedimento ha coinvolto un gran numero di parti, anche se non tutte costituite formalmente nel giudizio di secondo grado.
Dopo la sua lettura all’udienza del quattro giugno ed il formale deposito, avvenuto il sette giugno, l’ordine che essa impartisce all’autorità amministrativa non dovrà, né potrà a mio giudizio essere oggetto di mercimonio e di accordi politici.


Noi siamo per il rispetto delle regole, sia quando ci avvantaggiano, sia quando sono a nostro sfavore e nella direzione provinciale valuteremo responsabilmente, nei prossimi giorni, dopo aver ascoltato i necessari pareri giuridici, la condotta da tenere.
Piuttosto che continuare a discutere dei costi delle elezioni, fra un viaggio a New York, un soggiorno in Cina e l’oneroso ingaggio di una cerimoniera, l’amministrazione provinciale ed il suo presidente si dovrebbero preoccupare, come noi, proprio e soprattutto di ripristinare immediatamente la legalità istituzionale, giuridica e politica ora violata, secondo la rotta che inequivocamente mostra la sentenza del Consiglio di Stato.
Nel merito, va comunicato a tutti i cittadini della provincia e ricordato a chi ha la memoria un po’ troppo corta che solo il PD provinciale, mentre Capponi e i suoi si limitavano a gongolare per le divisioni nel centro sinistra, si era opposto anche in giudizio, innanzi al Tar Marche, al ricorso di Gentilucci e della LAM, ricevendone in cambio serrate ed ingiuste polemiche, tanto che poi aveva desistito in grado d’appello dal costituirsi in giudizio.


Avevamo, infatti, privilegiato fin dal primo momento non il nostro tornaconto, che evidentemente era nell’ammissione della lista di Luigi Gentilucci e Serenella Tonini, visto che la presenza della LAM nella competizione avrebbe quasi sicuramente portato al ballottaggio, ma il rispetto delle regole e la loro discussione nella sede naturale della giurisdizione amministrativa.


Sebbene ad oggi, come abbiamo già detto, non si conoscano le motivazioni del provvedimento, riteniamo fra l’altro pressoché certo che esso si sia fondato anche sul provvedimento legislativo interpretativo recentemente approvato dalla maggioranza di destra per cercare di modificare il corso delle elezioni in Lazio e in Lombardia; verrebbe da dire, se così stanno le cose, che chi è causa del suo male deve piangere se stesso, ma di questo potremo parlare più diffusamente quando avremo acquisito gli elementi certi su cui discutere.


Dall’amministrazione provinciale ci saremmo aspettati dunque, dopo questa sicuramente clamorosa novità, non l’avvio di improbabili trattative che a nostro giudizio non avranno fra l’altro alcun effetto giuridico, ma un incontro istituzionale a cui sicuramente sarebbero stati pronti a partecipare i consiglieri provinciali eletti nelle liste del PD.


Non meno contraddittorio ci pare che, dopo aver più volte affermato che si voleva una pronuncia del giudice per ripristinare la legalità violata, ora ci si accontenti di una qualche negoziazione, di cui ci sfuggono i contenuti, visto che dopo le elezioni provinciali su molti temi, e cito per tutti quello dell’accordo fra le Università di Camerino e Macerata, Luigi Gentilucci si è dichiarato profondamente contrario alle tesi e all’operato del presidente Capponi.


Se si volevano fare trattative, esse dovevano essere chiaramente e limpidamente annunciate e portate a compimento prima ed in luogo della discussione del merito del ricorso dinanzi al Giudice, come del resto prevede espressamente la remota, ma tuttora vigente norma di procedura innanzi al Consiglio di Stato (Regio Decreto 17/08/1907 n. 642), che espressamente recita all’art. 46 che “in qualunque stadio della controversia” (e perciò non dopo che essa è cessata con una sentenza definitiva) “si può rinunciare al ricorso mediante dichiarazione sottoscritta dalla parte o dall'avvocato, munito di mandato speciale e depositato nella segreteria, o mediante dichiarazione verbale, di cui è steso processo. Il rinunziante deve pagare le spese degli atti di procedura compiuti.


La rinunzia dev'essere notificata alla controparte, eccetto il caso in cui sia fatta oralmente all'udienza.”
Di tutto ciò non c’è traccia, perché non è mai accaduto, nel sito web del Consiglio di Stato, (www.giustizia-amministrativa.it), dove chiunque può trovare, cercando il ricorso n. 2728 del 2010, copia del dispositivo e notizia sommaria dello svolgimento del procedimento.
Ci sono infine evidenti tentativi di seminare discordia nel PD.


A causa dell’indubbio valore e della spiccata personalità, ma anche dell’eccessiva reattività polemica di troppi suoi esponenti, il nostro PD non ha neppure bisogno di queste spinte per essere assai spumeggiante anche e soprattutto quando non serve e a beneficio delle sue discussioni interne, come sta capitando incautamente a Civitanova Marche.


Io ritengo che le discussioni sui giornali si devono fare di regola, e sempre con parsimonia e rispetto, con gli avversari, che non sono nemici, e proprio per questo non ho ragione di negare di aver affermato, ovviamente quando si ipotizzava una pronuncia di mera riammissione della LAM alle elezioni, che nessun’altra candidatura avrebbe avuto senso, se non quella del presidente uscente Silenzi, perchè fra l’altro non aveva avuto parte alcuna nel procedimento giudiziario sollevato dalla Lam.


Faccio notare che altrimenti le mie dichiarazioni, virgolettate e ripetute ma solo per piccola parte, (forse maliziosamente?) sarebbero state diversamente illogiche e prive di rapporto con la semplice realtà.
E’ altrettanto evidente e pacifico che se, come invece ormai è certo, vi sarà un annullamento generale del procedimento elettorale, esso ricomincerà anche per i partiti e per la politica e quindi non ci sono né possono esserci ipoteche di nessun genere nelle alleanze, nella scelta e nei metodi di selezione delle candidature, compresa quella a presidente.


Di tutto questo, parleremo a tempo debito e decideremo come sempre abbiamo fatto democraticamente, visto che nel nostro partito provinciale maceratese, che dirigo con orgoglio e passione dalla fondazione, non sono mai state assunte decisioni se non con consenso unanime, dopo ampio ed approfondito dibattito.


Per il futuro, sarà forse il caso che ci siano più pronunciamenti tempestivi e più presenza negli organi del partito piuttosto che inutili borbottii postumi sulla stampa locale, sempre vogliosa e disponibile ad accogliere notizie da cui emerga il nostro ormai proverbiale diffuso autolesionismo.


Tutto ciò, nell’auspicio che non via sia il tentativo di uno scippo di quello che considero il diritto costituzionale essenziale dei cittadini, che è quello di esprimere una scelta elettorale trasparente e rispettosa delle regole, delle leggi e delle pronunce dell’autorità giudiziaria e che precede ogni altra considerazione di opportunità o di interesse anche economico; speriamo di questo di non dover discutere nuovamente dinanzi all’autorità giudiziaria, e confidiamo nell’imparzialità e nell’elevata qualità professionale e morale delle autorità amministrative competenti.


Fra l’altro, la strumentale enfasi sui costi delle elezioni è usata solo per parlar d’altro e confondere l’opinione pubblica.
E’ proprio come la risibile proposta di Tremonti di modificare in materia di imprese l’art 41 della costituzione, che già dichiara che l’iniziativa economica privata è assolutamente libera e cerca così di indorare per i gonzi l’amara pillola dei tagli della manovra.


Ci troviamo di fronte all’ennesima espressione di un populismo deprecabile, ma non per questo meno insidioso, che confonde la necessità, che i nostri amministratori maceratesi, che tutti conoscono, condividono e praticano, di essere sobri e rispettosi del denaro pubblico, con l’esigenza di affrontare i necessari costi della democrazia, così come della cultura, dell’istruzione, della ricerca scientifica, della tutela dell’ambiente, in poche parole di tutto ciò che magari non rende denaro e procura profitto a prima vista, ma fa dell’Italia un grande Paese democratico e non uno di quelli, in cui abbiamo già vissuto, dove per vent’anni non si vota mai, o quelli non più tanto futuribili dove i sondaggi taroccati e gli speciali ed i notiziari televisivi addomesticati prendono il posto delle “costose” e faticose consultazioni elettorali democratiche.


L’esito della passata consultazione elettorale provinciale, specie se paragonata ai successi delle elezioni comunali di Macerata, Recanati e di quelle regionali, dovrebbe insegnare a tutti gli uomini e le donne del partito democratico il valore fondamentale dell’unità e quello del reciproco riconoscimento, amicale e solidale, di debolezze e qualità, nel rispetto della pluralità e della diversità che è la nostra ricchezza ed è il primo passo per l’affermazione di una forza politica giovane che vuole proporsi alla guida per i prossimi anni della comunità provinciale, per idee e per classe dirigente, anche a prescindere dalla celebrazione e dall’esito di singole consultazioni elettorali.
Questo io spero, per questo sto da anni lavorando e per questo continuerò ad impegnarmi.


da Marco Cavallaro
Capogruppo opposizione '"Castelraimondo Cambia"





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 09-06-2010 alle 23:59 sul giornale del 10 giugno 2010 - 530 letture

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