Porto Recanati: rigassificatore, il PD di Catelfidardo si interroga

4' di lettura 18/11/2009 - C\'è una questione all\'ordine del giorno delle vicende locali che colpisce per la sua assenza dal dibattito pubblico, dai mezzi di informazione e, se vogliamo, anche dalle discussioni nei bar e nei mercati tra cittadini comuni. Ci riferiamo alla imminente realizzazione di alcuni impianti di rigassificazione del metano liquido, dei quali uno è previsto proprio di fronte alle nostre coste.

C\'è una questione all\'ordine del giorno delle vicende locali che colpisce per la sua assenza dal dibattito pubblico, dai mezzi di informazione e, se vogliamo, anche dalle discussioni nei bar e nei mercati tra cittadini comuni. Ci riferiamo alla imminente realizzazione di alcuni impianti di rigassificazione del metano liquido, dei quali uno è previsto proprio di fronte alle nostre coste, seppure in acque internazionali. Iniziamo, quindi, con il chiarire di che cosa si tratta.


Il metano che oggi utilizziamo per tutti gli scopi civili, compreso l\'uso domestico, arriva in Italia per mezzo di metanodotti provenienti dalla Russia e dall\'Algeria, paesi notoriamente ricchi di questa risorsa che si trova in natura sempre allo stato gassoso. Ora, per approvvigionare metano da altri paesi più lontani dai nostri confini (Nigeria, Brasile, ecc…) e, per questo, ad oggi non collegati a mezzo di metanodotti, si rende necessario trasportare in mare con navi metaniere il gas preventivamente ridotto allo stato liquido, raffreddandolo a circa -160°C. Successivamente, lo stesso gas dovrà essere riportato al suo stato naturale, cioè gassoso, prima di essere immesso nelle linee di distribuzione e, poi, utilizzato. È proprio quest\'ultima operazione che verrebbe ad essere eseguita nell\'impianto che ci ritroveremo davanti casa.


Il rigassificatore in questione verrà realizzato dalla Gaz de France e sarà un impianto off-shore galleggiante, cioè il cuore dell\'impianto stesso sarà una nave metaniera che stazionerà permanentemente a circa 34 km dalla costa in corrispondenza della zona Scossicci e svolgerà la funzione di riportare il metano allo stato gassoso, sfruttando lo scambio termico con l\'acqua del mare, che si raffredderà di circa 6/7°C. Questa nave avrà le dimensioni di circa 3 campi da calcio per un\'altezza di un palazzo di 12 piani e sarà collegata attraverso una sorta di \"cordone ombelicale\" a terra dove si troverà la stazione di odorazione e di ricompressione che provvederà ad immettere il gas nella rete distributiva. In esercizio l\'impianto conterrà 140\'000 mc di metano liquido e verrà rifornito con una frequenza di 2 carichi alla settimana dalle navi metaniere provenienti dai paesi fornitori ognuna con un carico identico alla nave fissa. Fin qui i dati di fatto.


È naturale ora porsi alcune domande che, nella loro banalità, costituiscono l\'approccio di buonsenso al problema. Per esempio: Qual è impatto ambientale di un impianto di tali dimensioni? Qual è il rischio di disastro corso dalle popolazioni locali? Qual è la dimensione dell\'area geografica sottoposta ai rischi di cui sopra? Quali sono le ricadute economiche soprattutto sulle attività turistiche? Sono state assolte tutte le analisi di rispondenza alle normative vigenti? Che cosa succede alla zona di mare interessata dalla diminuzione di temperatura dell\'acqua? Perché al Comune di Portorecanati spetta il privilegio di decidere (ed avere il benefit economico) per una zona ben più grande e ben più popolosa del suo territorio? E poi, volendo essere un po\' più \"curiosi\": Come mai l\'impianto verrà posizionato in acque internazionali ma proprio appena fuori del limite di visibilità dalla costa? E perché gli impianti off-shore negli USA sono tutti ad almeno 140 km dalla costa? L\'impianto è realmente economicamente vantaggioso e allo stesso tempo ecologico?


Ma soprattutto: se è vero che si sta facendo una cosa così buona per il nostro paese, perché si fa di tutto perché i cittadini non sappiano nulla e le decisioni vengano prese dietro le loro spalle? Perché si mette il cittadino con le spalle al muro, lasciando la sola possibilità di interventi tardivi e in qualche modo inconcludenti? Perché i nostri amministratori non si sono informati e non ci hanno informato, chiedendoci poi attraverso forme di partecipazione attiva di esprimere la nostra opinione? In tal senso, il PD di Castelfidardo nel corso dell\'ultima riunione di circolo, ritenendo che la conoscenza del problema sia il primo passo per una scelta oculata, rispettosa del territorio e di quanti vi abitano, si è espresso in maniera unanime per richiedere all\'Amministrazione C.le di impegnarsi in una campagna informativa destinata ai cittadini e non riservata ai soli tecnici comunali, così come dichiarato nella nota diffusa dalla Giunta Comunale in data 06/11/09. Questa è, quindi, la nostra richiesta, ma anche il nostro impegno a svolgere un ruolo attivo nelle settimane che verranno affinché la questione venga definitivamente chiarita, come del resto già questo articolo vuole esserne un primo contributo.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 18-11-2009 alle 17:10 sul giornale del 19 novembre 2009 - 1271 letture

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