Il pacchetto sicurezza

progetto sicurezza 6' di lettura 11/10/2008 - Il pacchetto sicurezza forse non sarà altro che un regalo che ancora una volta il cittadino onesto dovrà rimandare al mittente; l\'incertezza ed il modo incoerente con cui viene da sempre affrontato il tema della criminalità o della pericolosità sociale, non possono non lasciare sgomenti le persone di buon senso, o che in qualche modo comprendano la materia giuridica .

Non può sfuggire alla attenzione degli esperti che le nuove norme come quelle già varate e che si sono aggiunte al coacervo legislativo ( che il più delle volte si esprimono in modo arzigogolato e generico, dopo preamboli improbabili che sminuiscono il valore stesso della disposizione o del comando che la norma vorrebbe impartire, seguendo una usanza che riflette l’impoverimento culturale e giuridico che imperversa da oltre un ventennio), qualora non si inserissero in modo sistematico e tecnico nel tessuto normativo codicistico, saranno con probabilità destinate a sfuggire ad una concreta applicazione fino ad arrivare a procurare più danni e quindi più destabilizzazione che effetti positivi .


Il Governo Italiano non dovrebbe affrontare il problema sicurezza andando di palo in frasca con norme che si sovrappongono o si scontrano con altre, ma dopo uno studio di sintesi e di maggiore riflessione giungere possibilmente alla stringatezza del comando affinché questo si diventi efficace: è necessario a mio parere ritornare al sitema codicistico ed affrontare il problema da sempre esistito della definizione del criterio della pericolosità sociale di cui all’art. 133 del C.P.


E’ notorio che il Giudice sino ad oggi si è sempre limitato a giudicare e ad applicare la pena in modo quasi sistematico o quasi scontato come se il reato potesse prescindere dalla persona dell’imputato e dalla sua pericolosità: il principio che vuole tutti uguali di fronte alla legge non significa affatto quel che è sino ad ora avvenuto distorcendo quel concetto che invece conterrebbe il principio in base al quale in uno Stato e, soprattutto in una democrazia. non vi è nessuno, neppure il Magistrato, che può sfuggire alla legge ed essere coperto dalla impunità.


Forse sarebbe più corretto e coerente sentenziare : “ogni cittadino è soggetto alla legge “ anziché che tutti sono uguali difronte alla legge. In buona sostanza, il Giudice difficilmente si pone il problema se nel caso specifico in trattazione non debba essere disposta la sospensione condizionale della pena, se la fedina penale dell’imputato presenti dati preoccupanti per la società e se vi sia tendenza a delinquere, se la parte civile sia stata risarcita specie nel rito alternativo del patteggiamento.


Senza neppure addentrarci sulla miriade di problematiche sollevate dalla Giurisprudenza della Suprema Corte o dalla Corte Costituzionale sui vari argomenti, appare estremamente evidente che quanto si verifica non sia dovuto ad altro che alla mancanza nel processo di elementi di valutazione tecnica della personalità dell’imputato e della sua pericolosità sociale che siano stati già acquisiti dal P.M. in sede istruttoria. Credo che il più idoneo rimedio per superare l’emergenza sia quello di conferire ad un Organo Provinciale di Sicurezza che già esiste e che potrebbe avvalersi dell’ausilio di esperti psicologi e sociologi, di cui la stessa nostra P. Amm.ne dispone, il potere di emettere provvedimenti declaratori di pericolosità sociale sulla base di precisi criteri guida che le norme dovrebbero enucleare.


Tale provvedimento dovrà essere annotato al Casellario Giudiziario e si dovrebbe affidare a tale annotazione tutte le conseguenze sia di carattere Amm.vo repressivo di varia natura ( come l’espulsione, il trattenimento in strutture di sicurezza ed altro ), sia di carattere giudiziario per la concessione della libertà provvisoria o per la concessione della sospensione condizionale della pena. Tutto il sistema giudiziario vacilla anche nel momento in cui non si operano dei distinguo tra i soggetti che delinquono e, per fare un esempio, la concussione o gli atti di corruzione posti in essere da un vigile urbano non possono avere lo stesso valore di pericolosità sociale se gli stessi reati sono posti in essere da un Alto funzionario dello Stato, da un Parlamentare o da un Magistrato; in tale ultimo caso un sistema di analisi della pericolosità sociale dovrebbe scattare quasi automaticamente.


In un paese civile, come in ogni paese che si rispetti, non può esistere che circolino delle persone con curricula di carattere penale impressionante per la loro lunghezza, così come non può essere concesso che vi siano in circolazione persone che non hanno fissa dimora o sono dedite a delinquere come costume di vita; non è ammissibile che possano stare a piede libero persone dedite alla estorsione e al favoreggiamento di organizzazioni criminali; il bullismo, che non solamente si manifesta tra i minori ma anche in tanti strati anche altolocati della nostra popolazione, va represso: si tratta di recuperare urgentemente quote di democrazia e di libertà che abbiamo smarrito e non di razzismo come irresponsabilmente qualcuno sostiene quasi a voler continuare a coprire le sue malefatte e le sue posizioni di privilegio come quelle di altri suoi compari.


Insomma invece di tante norme incoerenti fra loro e defatigatorie per la loro stessa comprensione ed applicazione , bisogna agire nel sistema codicistico esistente perché trovi concreta attuazione l’art. 133 del C.P. Se volessimo inoltre far si che lo Stato avesse realmente il controllo del territorio dovremmo anche perfezionare il significato e la portata degli artt. 378 , 379 e 384 del C.P.; dovremmo anche che venisse imposto al Pubblico dipendente, che fosse venuto a conoscenza, in ragione del suo servizio, di fatti costituenti reato, l’obbligo della denuncia sotto la comminatoria di esemplari sanzioni in ossequio alla promessa di fedeltà alla Costituzione e al cittadino a cui questi è tenuto. L’emergenza ci induce a prendere atto che si rende necessario che lo Stato riprenda il pieno controllo del territorio.


   

da Avv.Giuseppe Pigliapoco




Questo è un articolo pubblicato il 11-10-2008 alle 01:01 sul giornale del 11 ottobre 2008 - 981 letture

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